02/07/15

[Profumo di resina, laghi incantati e paesaggi idilliaci: benvenut* in Carelia! Seconda puntata del reportage sul nostro tour nell'ex-Urss: per una volta niente paramilitari in assetto anti-sommossa, ma solo pace e relax all'ombra degli abeti (e di qualche carro armato). Hyvyä huomenta, Karjala!]  

Capitolo 2:
Domenica 24 maggio, da San Pietroburgo a Petrozavodsk.



...Vedrò la Carelia nei miei sogni per molto tempo, 
vedrò gli occhi azzurri dei laghi con le loro ciglia di abeti...
[Лидия Клемент (Lidiya Klement) - Карелия (Carelia) (USSR 1964)]

La Carelia è una regione che si estende tra Russia e Finlandia. Esiste una Carelia finlandese, meno estesa, e una russa, più estesa, che costituisce una delle tante repubbliche autonome della Federazione Russa.
Ogni tanto, può capitare di imbattersi in qualche vecchio careliano che davanti ad una pinta al bar rivendichi il fatto che quello o quell'altro acquitrino careliano sia più finlandese che russo, o viceversa, ma sostanzialmente la Carelia vive bene così, divisa in due; i dissidi si limitano al recupero delle alci che vanno a brucare aldilà del confine dell'uno o dell'altro stato.
Detto questo, mentre la attraversiamo, pensiamo che la Carelia Russia sia una regione molto bella, grazie alla folta vegetazione di conifere, ai circa (si dice) 50.000 laghi (!) e agli incantevoli panorami. Qui, gli architetti sovietici, forse trovatisi in soggezione di fronte alla bellezza naturale del luogo, hanno contenuto l'edificazione dei classici scatoloni di cemento armato che costellano l'allegra Russia. 
Perfino gli autogrill sono più dolci ed accoglienti che nel resto del paese: non ci sono uomini con i baffi ad importunarci né brutti cessi con le turche di legno. Dove ci fermiamo a mangiare riso e cetrioli, c'è anche un maxischermo che trasmette un vecchio film sulla rivoluzione di ottobre ed alcuni lupi che si aggirano tra le pompe di benzina...

Incantevole Carelia, parte 1
Incantevole Carelia, parte 2

Staedy diet of riso & cetrioli
Rapiti dalla visione di un cine-polpettone sovietico
La scena madre

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In un battibaleno sbarchiamo a Petrozavodsk (Petroskoi, in dialetto careliano), capitale della Repubblica di Carelia, la seconda tappa del nostro tour...

Petrozavodsk: senza un carroarmato che impenna su un parallelepipedo una città russa non è russa...
 
Suoniamo allo "Zavod" un classico D.I.Y. place semi-legal in stile locale, che non si discosta poi tanto dai nostri spazi occupati...

Denis nutriva qualche perplessità circa la partecipazione dei punk qui a Petroskoi, ma fortunatamente i fatti lo hanno smentito: la serata è caliente e scorre via bella allegra. Prima di noi suonano tre band locali, che però sono formate più o meno dalle stesse persone che si girano gli strumenti: Khvoyoynaya Vyaz ("incollatura con la resina", o qualcosa di simile), Boulder Dash e Footstep. Conosciamo Sasha, che ha preparato per noi i calamitosi dei Kalashnikov in vero legno di abete careliano. Fantastici!

Artigianato locale

Ewiva!

Il concerto è davvero vivace e pieno di gente simpatica che si accartoccia l'una sull'altra. C'è anche chi si prende una pizza in faccia da Valeria (meritatatissima) per aver simulato una fellatio.
 


Ciao Kalashnikov, TANZE GRAZIE!
Alla fine un punk ci regala il manico rotto di un basso. E' pieno di schegge e parti accuminate ma Denis dice: “In Russia è grave maleducazione rifiutare i regali: prendetelo!”. Quindi lo mettiamo sottobraccio e ringraziamo sentitamente. 

L'istante del dono
Tutti sognano di fare una foto con un manico di basso rotto, non ce n'è!
Trascorriamo la notte nell'appartamento di due amici molto premurosi: uno è un bravissimo artista e tatuatore, l'altro fa degli strani esercizi da cintura nera di kung-fu. Il primo, il mattino dopo, ci regala alcune copie dei suoi disegni... 
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Karelian d.i.y. art
Gente discutibile saluta e se ne va
Ciao Petroskoi, sei stata dolce ed affettuosa con noi...

Postilla: Denis Alekseev's GAZelle of death!
La prima volta che siano venuti in Russia ci siamo chiesti perchè tutte le auto fossero ricoperte di uno spesso strato di merda unta. Poi abbiamo trascorso un paio di giorni di viaggio sulle statali della Federazione e abbiamo capito. Anche sul nostro furgone, in poche ore, è comparsa la seducente patina marrone. Polvere, fango, smog, neve, piscio, spazzatura, strade sterrate, buche sull'asfalto, pulviscolo radioattivo nell'atmosfera... tutto questo concorre al raggiungimento dell'obiettivo. L'odierno furgone di Denis, che una canna dell'acqua non l'ha mai vista, ha fatto del suo sudiciume virtù, diventando la tela di un'opera d'arte collettiva. Ogni band in tour ha lasciato il suo contributo, e il risultato, come potete vedere, è struggente.     
Il van marca GAZ di Denis è anche il protagonista di un fumetto in lavorazione da alcuni mesi, scritto dallo stesso Denis e illustrato dalla mano sapiente e alticcia del grande Pepka Mulinov, che narra le incredibili storie vere del nostro amato Capitano in giro per il mondo. Il titolo è “Gazelle of Death”: la gazzella è il simbolo della GAZ, storica casa di produzione automobilistica fondata in epoca staliniana. GAZ in realtà non sta per gazzella, bensì per Gorkovsky Avtomobilny Zavod, ovvero “Fabbrica delle automobili di Gorky” (sempre esplosiva la fantasia sovietica...). Gorky, per la cronaca, è l'odierna Nizhny Novgorod, città a quattrocento chilometri ad est di Mosca. 
Qui sotto, in anteprima, alcune tavole di Gazelle of Death, opera che sconvolgerà il panorama letterario quando farà irruzione nelle librerie...  



Signore e signori... eccoli: gli autori di GAZelle of Death!

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